Adriatic Surf Soul
La costa Adriatica non è famosa per essere il paradiso del windsurf. Sono pochi gli spot dove il vento soffia costante e potente nella stagione estiva, ed ancor meno questo accade nella parte di costa romagnola, nota al mondo più per la vita notturna che per le bellezze naturali.
Nel tempio del divertimento estivo che ha lanciato decine di locali, mode ed eventi dagli anni’50 ad oggi, Gabicce Mare, ai confini tra Romagna e Marche, rimane negli annali della vita mondana per la presenza di una delle discoteche che nel corso degli anni ‘70 anticiparono in Italia le tendenze
musicali e di costume a livello mondiale, La Baia degli Angeli, oggi ormai famosa come Baia Imperiale.
A livello del mare, proprio sotto a questa cittadella del divertimento arroccata sul monte S. Bartolo, nel 1979 un uomo ha creato una scuola di windsurf che ora rappresenta buona parte della sua vita e della sua famiglia. Non è un business e non lo è mai stato, viene invece definita dal gruppo con orgoglio una comunità: bambini crescono col boma in mano, i ragazzi imparano il freestyle mentre aiutano la gestione della scuola, gli adulti diventano miti e punti di riferimento.
La scuola è ricavata con assi di legno che ricoprono uno scheletro di tubi in metallo per il rimessaggio delle vele e delle tavole, a fianco vecchie cabine in muratura ospitano il resto dell’attrezzatura. Per tutta l’estate si parla di surf, di beach, di surf music anni 60-70, delle feste di ferragosto, del windsurf day di fine stagione, si passano notti a guardare le stelle, si suona l'ukulele, con i turisti che passeggiando sul bagnasciuga guardano curiosi questa crew in cui si confrontano a modo loro diverse generazioni. Alcuni di essi si fermano e rimangono un po’ in disparte fermi ad osservare, con espressione che richiama un misto di armonia e sensazione di occasione persa. I novizi del surf si esercitano al riparo degli scogli, con brezza di vento che spira da una direzione costante, sperando di riuscire in fretta a planare, manovra che segna il passaggio in modo preciso trasformando l’esperienza del windsurf da sofferenza a divertimento. Appena i brandelli della bandiera infissa sugli scogli si sollevano sferzati dal vento, il nucleo della crew si muove velocissimo,
le tavole da freestyle sono già in acqua e non serve altro che correrci sopra alzando contemporaneamente la vela, che con una schioccata secca si adatta al vento e trascina in pochi secondi la tavola al largo. Chi rimane, osserva col binocolo le evoluzioni lontano ed attende sulle assi di legno il ritorno dei freestyler in acqua per commentare.
Poi come ogni anno a fine settembre il sipario si chiude, della scuola rimane solo una lunga serie di pali di ferro incrociati che tentano di resistere alle numerose mareggiate invernali che si vi infrangono sopra, pronta per rinascere dal proprio scheletro l’estate seguente.
Nel tempio del divertimento estivo che ha lanciato decine di locali, mode ed eventi dagli anni’50 ad oggi, Gabicce Mare, ai confini tra Romagna e Marche, rimane negli annali della vita mondana per la presenza di una delle discoteche che nel corso degli anni ‘70 anticiparono in Italia le tendenze
musicali e di costume a livello mondiale, La Baia degli Angeli, oggi ormai famosa come Baia Imperiale.
A livello del mare, proprio sotto a questa cittadella del divertimento arroccata sul monte S. Bartolo, nel 1979 un uomo ha creato una scuola di windsurf che ora rappresenta buona parte della sua vita e della sua famiglia. Non è un business e non lo è mai stato, viene invece definita dal gruppo con orgoglio una comunità: bambini crescono col boma in mano, i ragazzi imparano il freestyle mentre aiutano la gestione della scuola, gli adulti diventano miti e punti di riferimento.
La scuola è ricavata con assi di legno che ricoprono uno scheletro di tubi in metallo per il rimessaggio delle vele e delle tavole, a fianco vecchie cabine in muratura ospitano il resto dell’attrezzatura. Per tutta l’estate si parla di surf, di beach, di surf music anni 60-70, delle feste di ferragosto, del windsurf day di fine stagione, si passano notti a guardare le stelle, si suona l'ukulele, con i turisti che passeggiando sul bagnasciuga guardano curiosi questa crew in cui si confrontano a modo loro diverse generazioni. Alcuni di essi si fermano e rimangono un po’ in disparte fermi ad osservare, con espressione che richiama un misto di armonia e sensazione di occasione persa. I novizi del surf si esercitano al riparo degli scogli, con brezza di vento che spira da una direzione costante, sperando di riuscire in fretta a planare, manovra che segna il passaggio in modo preciso trasformando l’esperienza del windsurf da sofferenza a divertimento. Appena i brandelli della bandiera infissa sugli scogli si sollevano sferzati dal vento, il nucleo della crew si muove velocissimo,
le tavole da freestyle sono già in acqua e non serve altro che correrci sopra alzando contemporaneamente la vela, che con una schioccata secca si adatta al vento e trascina in pochi secondi la tavola al largo. Chi rimane, osserva col binocolo le evoluzioni lontano ed attende sulle assi di legno il ritorno dei freestyler in acqua per commentare.
Poi come ogni anno a fine settembre il sipario si chiude, della scuola rimane solo una lunga serie di pali di ferro incrociati che tentano di resistere alle numerose mareggiate invernali che si vi infrangono sopra, pronta per rinascere dal proprio scheletro l’estate seguente.