La Pianura Padana è classificata come una terra inquinata al pari delle maggiori aree urbanizzate del mondo. La quasi totalità delle sostanze pericolose che ormai la popolano sono entità aliene, estranee ed invisibili agli occhi. Una presenza in crescita esponenziale, parte del nostro vivere quotidiano, nelle acque, nell’aria e nel terreno. Terra Aliena è quello che è già diventata.
_PCB
In tutto il territorio a sud della Città di Brescia i PCB e le diossine sono presenti nel terreno da dieci a centinaia di volte oltre i limiti di legge. Oltre 25.000 abitanti sono sottoposti da molti anni ad un’Ordinanza che proibisce ai cittadini ogni contatto con il terreno, prescrivendo rigidissimi divieti: nessun uso ricreativo dei suoli, parco giochi compresi; nessun consumo alimentare umano dei vegetali e prodotti degli orti, nessun allevamento di animali o nessun consumo di alimenti di origine animale prodotti in zona; nessun utilizzo o movimentazione di terreno. I cittadini sono confinati nelle loro case e nei soli spazi cementificati o asfaltati.
_PFAS
In Veneto la contaminazione delle acque nelle province di Vicenza, Verona e Padova è alla ribalta delle cronache. Scoperta nel 2013 ma presente da oltre 30 anni, coinvolge 21 Comuni nell’area più a rischio, con 200-400.000 persone interessate di cui 90.000 sotto sorveglianza sanitaria. I connotati di un’epidemia. Estremamente persistenti nell’ambiente e nel corpo umano, i PFAS sono sotto allo studio per i loro effetti sul metabolismo, sul sistema endocrino, sulla gestazione, la crescita, lo sviluppo e per potenziali correlazioni con forme neoplastiche. I livelli di queste sostanze nelle acque di questi comuni sono a livelli elevatissimi, mettendo la popolazione nell’impossibilità di utilizzare l’acqua nelle attività quotidiane.
_IL PETROLCHIMICO
Ventidue chilometri di perimetro, forma a pentagono con torri di fumo. Il Petrolchimico è una realtà ferrarese di sviluppo industriale che porta con sé le problematiche ambientali tipiche di un sito di quella portata. Emissioni, odori e gas nocivi: forse l’inquinamento di allora è un brutto ricordo, il polo è ormai ridimensionato nella produzione e con misure di tutela ambientale sempre più stringenti, ma il sito resta un territorio ad alta vulnerabilità.
_BRONI
A Broni nel 1932 una fabbrica iniziò a produrre manufatti con amianto, dando vita e benessere al paese. Tutti hanno usato amianto ovunque per molti decenni. Nell’estate del 1990 una perdita ha provocato la cosiddetta «nevicata di amianto» come è conosciuto l’evento tra la popolazione, 20 Mila metri quadrati di paese furono ricoperti di polvere tossica. Le sentenze hanno già dato ragione, la fabbrica è chiusa da tempo ma nel paese si continua a morire, con il tasso a più alta incidenza di mesotelioma maligno in Italia.
_BIOGAS
In Lombardia ed in Emilia Romagna vi è la concentrazione più elevata di impianti a Biogas del territorio italiano. Sono impianti di piccola taglia che usano liquami animali combinati con vegetali, spesso con esigui investimenti in efficienza nel tempo. L’impatto sull’aria è rilevante, con gas di combustione, formaldeide e metano incombusto a concorrere all’ inquinamento e nella diffusione dei gas serra. Altri aspetti sono ancora da chiarire: la coltivazione per motivi energetici e non per uso umano può avere meno tutele nell’uso di sostanze chimiche e sottrae terreno alla produzione alimentare, le questioni microbiologiche hanno risvolti sulla diffusione di agenti microbici.
_ETERNOT
Cosa può rinascere dalle proprie ceneri? Un grande parco e due monumenti per ricordare le vittime e le lotte delle loro famiglie. Da Eternit all’Eternot. A Casale Monferrato, al posto dello stabilimento che ha diffuso così tanta fibra d’amianto da causare vittime tra gli operai ed i cittadini, si è inaugurato da poco un parco pubblico. Ci sono voluti trent’anni perché i capannoni dell’Eternit fossero bonificati, demoliti e sepolti: Sopra, adesso, c’è il parco Eternot («no eternit»).